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27 Luglio 2023La Liguria, sotto il profilo enologico, è in gran parte un territorio fragile e impegnativo, caratterizzato da micro appezzamenti, produzione limitata ed eroici viticoltori.
Uomini e donne che si inerpicano sui ripidi terrazzamenti, poetiche strisce di terra strappate ai pendii montani che degradano veloci verso il mare.
Così, zolla dopo zolla, ci si conquista lo spazio per far crescere le indomite viti e far maturare i preziosi grappoli di Pigato, Vermentino, Albarola, Bianchetta, Bosco, Rossese e gli altri vitigni autoctoni minori, da qualche anno riscoperti e rivalutati.
In questo faticoso panorama esiste però una zona vocata per la viticoltura e con fertili valli e colline più docili, propaggine estrema della Liguria di Levante che odora già di Toscana, la doc Colli di Luni.
L’avevano già individuata gli antichi romani come area perfetta per piantare barbatelle e soprattutto per sviluppare una prosperosa colonia, dedicata alla sovrana della notte, la dea Lunae (appellativo di Diana Lucifera).
L’antica Luni, che avrebbe poi dato il nome alla Lunigiana, estendeva la sua influenza in un’area compresa dalla pianura a sud del fiume Magra fino alle Alpi Apuane, collegata alla Pianura Padana attraverso il Sentiero dei Ducati e i passi della Cisa e del Lagastrello, antichi sentieri percorsi nel Medioevo da viandanti e pellegrini lungo uno degli assi principali della via Francigena.
I resti dell’antica colonia sono a ridosso (anzi in alcuni casi addirittura fra i vigneti) del luogo dove Paolo Bosoni, nel 1970 ha dato vita alla sua creatura enologica, Lunae, per l’appunto, facendola diventare in mezzo secolo la cantina più rappresentativa dell’intera Liguria.
Affiancato oggi dai due figli - Diego in cantina e nella comunicazione e Debora, nella parte enoturistica - i Bosoni accolgono gli ospiti nella bomboniera di Ca’ Lunae, antico borgo-casale, ristrutturato e arredato come una casa di famiglia.
Un accogliente villaggio enologico con enoteca, spazio degustazione e finanche un museo del vino e della civiltà contadina, rapporto con la terra e con la propria gente che la famiglia non ha mai perso di vista, nonostante il successo imprenditoriale.
Negli oltre 60 ettari vitati il genius loci è senza dubbio il Vermentino, declinato nell'elegante e agrumata Etichetta Nera, nel bilanciato cru del Cavagino, da uve provenienti solo dall’omonimo vigneto, nel superbo Numero Chiuso, produzione limitata che mostra la longevità del Vermentino dei Bosoni, fino all'originale versione passita del Nektar.
Una gamma di etichette tutte di grande livello qualitativo in cui anche i rossi si fanno notare con uvaggi che risentono dell’influsso (e dei vitigni) di confine come il Ciliegiolo, il Vermentino Nero, il Massaretta e il Pollera Nera.
Ma per i Bosoni la sfida è sempre dietro l’angolo, come quella delle cremose bollicine metodo classico Cuvée Lunae, che uniscono l’Albarola e il Vermentino in un riuscito ritratto territoriale.
O come la linea DB, firmata da Diego Bosoni, con due interessanti esplorazioni come L’Incantatrice, un metodo ancestrale di Vermentino, Albarola e Malvasia e Padre Figlio, orange di Vermentino, due sentieri che meritano un’altra sosta, magari in occasione dell’inaugurazione della nuova cantina, in programma la prossima primavera.
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Giuseppe De Biasi
In questo blog vi accompagnerò in giro per l’Italia e in Europa, per parlarvi di vino, cibo e viaggi, alla scoperta dei miei luoghi del cuore e delle affinità elettive che mi legano a piccoli appassionati viticultori come a blasonate firme del vino.
Come giornalista professionista e sommelier da circa trent’anni curo rubriche di vino, enogastronomia e turismo su importanti riviste di settore (Bell’Italia, Bell’Europa, InViaggio, Italia a Tavola). Ma ciò che più mi entusiasma è raccontare le storie che si nascondono dietro ogni bottiglia. Di queste vi parlerò nei miei articoli, con suggerimenti per le degustazioni, abbinamenti gastronomici, consigli per i vostri viaggi alla scoperta del fascinoso universo del vino.
Calici in spalla, dunque, si parte!