Merano WineFestival e Vinitaly, insieme, per il progetto “Amphora Revolution”.
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12 Aprile 2024Dalle bollicine di Franciacorta ai corposi rossi salentini.
In queste prime avvisaglie primaverili, nella mia rubrica di Bell’Italia, vi suggerisco un “frizzante” tour in Franciacorta, con le bollicine metodo classico di Quadra, la creatura di Ugo e Cristina Ghezzi che l’enologo e direttore Mario Falcetti negli anni ha saputo trasformare in una delle più innovative e quotate realtà della docg bresciana.
Nella rubrica di “Italia a Tavola”, invece, vi porto nel cuore del Salento, alla scoperta della Cupertinum, storica cantina cooperativa di Copertino, capace di coniugare rossi vini da competizione a prezzi accessibilissimi.
Una spumeggiante s-QUADRA di successo
Quadra nasce dalla passione per le bollicine di Franciacorta di Ugo Ghezzi, imprenditore bresciano impegnato professionalmente nel settore dell’energia rinnovabile, che nel 2003 acquista una piccola cantina e poco a poco la trasforma in un’articolata struttura ecosostenibile, totalmente interrata e avvolta dai vigneti, oltre che in un marchio ben noto agli appassionati delle bollicine docg svezzate dal particolare microclima e dai fertili terreni raccolti intorno all’anfiteatro morenico a sud del Lago di Iseo.
In realtà il progetto enologico di Ghezzi era partito già nei primi anni Novanta ad una manciata di chilometri più a nord, ad Adro, con l’impianto dei primi vigneti di Chardonnay e di Pinot Nero. Poi, grazie all’impegno diretto dei due figli Cristina e Marco, il progetto è decollato, in parallelo agli ettari vitati che dai primi 5 son diventati ben 20, distribuiti in cinque aree della denominazione.
Vitigno protagonista il nobile Chardonnay a cui è dedicato il 67% del parco vigneti, seguito dal 21% di Pinot Nero e 11% del Pinot Bianco. Cenno a parte merita il riscoperto Erbamat (1%), vitigno citato nell’area fin dal 1564, a cui è riservato il vigneto sperimentale attiguo alla nuova cantina.
Grappoli che nelle esperte mani di Mario Falcetti, quotato enologo e dal 2008 partner del progetto, si trasformano in bottiglie capaci di mappare il territorio. Come il primo Franciacorta certificato Vegan o il cremoso QSaten, soffice essenza dell’areale. O, ancora, la complessa e sempre differente Quvée che affina 60 mesi sui lieviti. O ancora, l’ultimo arrivato, QZero, pas dosé pensato per i palati moderni, fino al “fuori quota” di EretiQ, cuvée paritetica di Pinot Bianco e Pinot Noir, senza apporto di Chardonnay, originale “eresia” che nessun altro si è concesso in Franciacorta.
Cupertinum: il Negroamaro di Copertino
Le cantine cooperative in Italia hanno storicamente svolto un ruolo centrale nello sviluppo della viticoltura del nostro paese. Sia sotto il profilo del sostegno sociale dei piccoli viticoltori (e della preservazione dei terreni vitati) sia come incubatore professionale per enologi e produttori diventati, una volta in proprio, storie di successo.
Dall’Alto Adige alla Sicilia le cooperative del nuovo millennio hanno sempre più messo a frutto il vantaggio dell’eterogeneo corpus vitato non solo con un approccio quantitativo ma puntando ad una qualità che punta al podio delle guide di settore.
Rientra in questa categoria una storica realtà salentina come la Cupertinum, cantina cooperativa fondata nel 1935 a Copertino, splendida cittadina leccese che dall’alto dell’imponente castello domina l’area classica del Negroamaro.
Vitigno identitario (tanto da dare il nome anche alla famosa band caratterizzata dalla grintosa vocalità di Giuliano Sangiorgi) come dimostra anche l’encomiabile progetto di far rivivere la vigna antica sui bastioni delle mura del castello, con filari di Negroamaro Cannellino, antica varietà autoctona.
Sotto l’accorta guida di Francesco Trono e Giuseppe Pizzolante Leuzzi, rispettivamente presidente ed enologo della Cupertinum, il vitigno si esalta nel riuscito trittico rosso Copertino Doc-Riserva-Settantacinque e nell’armonico rosato Spinello dei Falconi, tutti caratterizzati da un ragguardevole rapporto qualità/prezzo.
Per spiccare l’acuto nell’originale Glykòs 2019, decretato più volte miglior passito rosso al contest Dolce Puglia. In greco il suo nome si traduce con dolce e i selezionati grappoli di Negroamaro dei filari coltivati ad alberello pugliese trascorrono 40 giorni ad appassire sui graticci prima di svelare nel calice il bel color rubino profondo con riflessi granata.
Naso di frutti rossi in confettura, ciliegia, mora, mirto e liquirizia e sorso ammaliante e rotondo per un campione da abbinare ad una torta caprese o ad una corroborante meditazione.
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Giuseppe De Biasi
In questo blog vi accompagnerò in giro per l’Italia e in Europa, per parlarvi di vino, cibo e viaggi, alla scoperta dei miei luoghi del cuore e delle affinità elettive che mi legano a piccoli appassionati viticultori come a blasonate firme del vino.
Come giornalista professionista e sommelier da circa trent’anni curo rubriche di vino, enogastronomia e turismo su importanti riviste di settore (Bell’Italia, Bell’Europa, InViaggio, Italia a Tavola).
Ma ciò che più mi entusiasma raccontare sono le storie che si nascondono dietro ogni bottiglia. Di queste vi parlerò nei miei articoli con suggerimenti per le degustazioni, gli abbinamenti gastronomici, consigli per i vostri viaggi alla scoperta del fascinoso universo del vino.
Calici in spalla, dunque, si parte!