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17 Settembre 2025Il Prünent di montagna della Val d’Ossola
L’ottava edizione del Taste Alto Piemonte, quest’anno approdato lungo le sponde del Lago Maggiore a Stresa, ci ha dato modo di approfondire le mille sfumature di Nebbiolo delle dieci dominazioni tutelate dall’attivo Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte guidato da Andrea Fontana (Presidente) e Lorella Zoppis (VicePresidente).
In questo itinerario ci concentriamo sulla Doc più settentrionale di tutto il Piemonte, quella dedicata ad un area per gran parte montuosa, che lambisce e si insinua in direzione del confine svizzero, con microclimi alpini e vigneti di alta quota.
Una denominazione eterogenea, con rossi caratterizzati da freschezza, sapidità e vivace acidità e limitata produzione che attualmente, causa l’inesorabile e progressivo spopolamento del territorio e il conseguente abbandono dei vigneti, può contare su un corpo vitato di appena 40 ettari.
La realtà più grande, ovviamente relativamente al contesto, è quella della famiglia Garrone di Domodossola, con i due giovani fratelli Matteo e Marco in prima linea a gestire 11 ettari, di cui tre di proprietà e gli altri otto sparsi in tutta la valle, micro parcelle di piccoli viticoltori con vecchi vigneti spesso a piede franco, a bassissima resa ma di altissimo valore enologico e territoriale. Un patrimonio a rischio scomparsa per la scarsa redditività dovuta alla iper-frammentazione degli appezzamenti terrieri, tipica di un’area fatta di impervi terrazzamenti, che richiedono una costante manutenzione, e proprietà micronizzate dalle divisioni ereditarie.
Eroiche parcelle coltivate con la tradizionale vigna pergolata ossolana, la cosiddetta tòpia, che sfruttando l’inclinazione del terreno ottimizzava lo scarso spazio a disposizione per creare una sottostante coltivazione di segale, patate e fieno, oltre ad alzare i tralci dal suolo, preservando le gemme dalle gelate primaverili.
Il vitigno dominante è ovviamente il Prünent, clone antico di Nebbiolo in versione montanara, documentalmente citato in valle già nel 1309, da cui i Garrone ricavano, oltre alla fresca versione d’annata del Valli Ossolane Nebbiolo Superiore DOC anche due Cru. Il setoso e schietto “Diecibrente”, 2.600 bottiglie da un unico vigneto del 1920 situato a Pello di Trontano e la autentica chicca del “Vigna Fornace” dove l’unicità del suolo alcalino, innestato da vene di roccia carbonatica e la storicità della omonima parcella di soli 0,3 ettari a Crevaldossola, dà vita a 1.300 preziose bottiglie che trasmettono tutta l’eleganza e la particolarità gusto-olfattiva di un Prünent di altissimo rango.
Merita attenzione anche la Cantina di Tappia, nell’omonimo piccolo borgo, frazione di Villadossola (VB), creata nel 2005 dall’energico Romano Zaretti, diretto discendente di quel Dante Zaretti, detto Barbarossa, protagonista della Repubblica Partigiana dell’Ossola, uno dei primissimi esempi di resistenza organizzata contro il nazifascismo e la neocostituita Repubblica Sociale Italiana.
Insieme a tutta la sua famiglia Romano ha, poco a poco, esteso gli ettari lavorati, creato un accogliente agriturismo e ampliato la gamma di vini. Fra questi oltre all’apprezzato Prünent Valli Ossolane Nebbiolo Superiore 2023 degustato nel corso della masterclass inserita all’interno del Taste Alto Piemonte segnaliamo il beverino “Noegi” (acronimo delle iniziali delle tre figlie) Spumante Brut Rosato, perfetto da aperitivo, ottenuto da sole uve Merlot, di casa nell’alta Valle Ossolana per via degli storici scambi con il confinante Canton Ticino, terroir molto vocato per il famoso vitigno della Gironde.
Infine fra qualche altro assaggio di Prünent valligiano come quello di Cà da l’Era di Pieve Vergonte o quello marchiato Dea della giovane famiglia Stratta (che produce anche miele e zafferano) a Melezzo di Masera, ben rappresentato dal verace “Proodos”, vi affianchiamo qualche suggerimento di spunti turistici-gastronomici.


Come il passaggio al borghetto di Oira ed una visita all’Antica Latteria Turnaria dove dal 1897 si produce (e si stagiona) il tipico formaggio semicotto a pasta dura di latte vaccino intero, Ossolano DOP. Magari, se siete fortunati, avrete la possibilità di assistere anche alla preparazione, ancora artigianale e interamente svolta a mano con rottura della cagliata nel paiolo di rame riscaldato dalle braci del camino.
Poco più in là vale la visita (e anche il pernottamento) il piccolo e curatissimo Bed & Breakfast Cà d’Matè, “casa forte” del 1598, in tipica pietra ossolana, ristrutturata con grande gusto e rispetto degli antichi spazi, con sala degustazione con vista sulla valle.
Scendendo verso sud immancabile visita al medievale centro storico di Domodossola e al tipico mercato del sabato per acquisti delle specialità gastronomiche locali come il Bettelmatt d’alpeggio, il Grasso d’Alpe o il Nostrano oppure gli gnocchi ossolani preparati con farina di castagne, patate e zucca.
Sempre dal vivace centro della Valdossola parte la Ferrovia italo-svizzera Vigezzina Centovalli, centenaria ferrovia a scartamento ridotto che, dopo 52 km e poco meno di due ore di viaggio, arriva a Locarno, inerpicandosi fra boschi e pittoreschi borghi regalando un paesaggio mozzafiato sulle montagne e le valli che incrocia per arrivare fino alle sponde svizzere del Lago Maggiore.
Vi suggeriamo un “pit-stop” di gusto a Trontano alla Trattoria della Stazione, una piccola chicca gastronomica, che con familiare accoglienza propone istituzione gastre, dove potrete sbizzarrivi alternando la reinterpretazione dei tipici gnocchetti conditi dalla fonduta al blu di capra e da croccante alla salvia con il carpaccio di trota, camomilla, cavalo rosso e pino mugo. Magari chiudendo il tutto con una deviazione “fuori valle” con il “Valdenrico”, passito di Erbaluce - la “mosca bianca” (e innominabile fuori dai confini della Docg di Caluso) del carminio Alto Piemonte - autentica gemma passita della ben nota famiglia Rovellotti di Ghemme.
Ai banchi di degustazione del Taste Alto Piemonte abbiamo avuto occasione di degustare oltre al millesimo 2019 anche una rara bottiglia del 1998 dove la sua soave struttura di uva sultanina e frutta secca tostata insieme alle note di camomilla e zafferano, si è mostrata in perfetta evoluzione, a dispetto dei 27 anni trascorsi in bottiglia.
Una degna conclusione per un itinerario insolito e ricco di spunti enogastronomici, culturali e turistici, per un’area che merita di essere conosciuta in tutte le sue sfumature, con il nobile Nebbiolo (o Prünent che dir si voglia) a far da pregiato anfitrione.
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Giuseppe De Biasi
In questo blog vi accompagnerò in giro per l’Italia e in Europa, per parlarvi di vino, cibo e viaggi, alla scoperta dei miei luoghi del cuore e delle affinità elettive che mi legano a piccoli appassionati viticultori come a blasonate firme del vino.
Come giornalista professionista e sommelier da circa trent’anni curo rubriche di vino, enogastronomia e turismo su importanti riviste di settore (Bell’Italia, Bell’Europa, InViaggio, Italia a Tavola).
Ma ciò che più mi entusiasma raccontare sono le storie che si nascondono dietro ogni bottiglia. Di queste vi parlerò nei miei articoli con suggerimenti per le degustazioni, gli abbinamenti gastronomici, consigli per i vostri viaggi alla scoperta del fascinoso universo del vino.
Calici in spalla, dunque, si parte!



