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1 Novembre 2023Sulle colline cuneesi alla scoperta del Roero Arneis docg, nella culla del Chianti Classico del Castello di Brolio e un passaggio oceanico nella Malvasía Volcánica di Lanzarote firmata El Grifo.
Le mille facce del Roero Arneis
Un duca bianco in una terra di rossi. Una definizione quanto mai attinente considerato che l’Arneis nel Roero, sua terra di elezione, in passato veniva chiamato anche “Nebbiolo bianco”.
Fra i vitigni autoctoni piemontesi l’Arneis si piazza al terzo posto per ettari vitati alle spalle dei blasonati Moscato bianco e Cortese, staccando altri nobili “minori” come l’Erbaluce, il Timorasso e la “mascotte” Nascetta che, dopo aver rischiato l’estinzione, stanno riprendendosi la scena con nicchie produttive di indiscussa qualità.
Il Roero, paesaggio vitivinicolo che dal 2014 insieme a Langhe e Monferrato è Patrimonio Mondiale UNESCO, corrisponde a quella parte della provincia di Cuneo posta a nord di Alba, sulla rive gauche del Tanaro, stretta fra la pianura di Carmagnola e le prime colline astigiane.
La zona della docg è molto più limitata, praticamente concentrata in una manciata di comuni disseminati intorno al riconosciuto fulcro dell’areale, Canale d’Alba. Le flessuose colline e la diversità di terreni (sabbiosi, argillosi, marini e vene gessose) s’innestano nel maestoso anfiteatro naturale offerto dalle Rocche, profondi canyon causati dalla millenaria azione erosiva del Tanaro, generando multiformi Roero Arneis.
A fianco delle versioni d’annata, dal delicato bouquet olfattivo e dal caratteristico fruttato, si possono degustare etichette strutturate e longeve quanto selezionati cru d’insospettabile mineralità, declinati nelle tre tipologie ammesse dalla docg: Secco, Riserva e Spumante.
Castello di Brolio: la storia del Chianti Classico
Il Castello di Brolio: la culla del Chianti Classico incastonata in un panorama mozzafiato fatto di vigneti, boschi e antichi casali, dove all’orizzonte nulla intacca uno scenario antropicamente fissato nei secoli.
Fu Bettino Ricasoli, il “Barone di Ferro”, illustre politico ma anche visionario imprenditore vitivinicolo a codificare nel 1872 la “ricetta” del Chianti Classico e a gettare le basi della sua fama internazionale.
Una tradizione vinicola proseguita fino a Francesco, 32° Barone di Brolio, erede della dinastia attestata nell’area almeno dal 1141, che sulla scia dell’illustre avo ne ha decretato il rinnovamento grazie alle lungimiranti scelte e alla moderna impronta imprenditoriale.
Anni di sperimentazioni agronomiche, con tanto di cloni di Sangiovese certificati “made in Brolio”, e vinificazioni separate che hanno alla fine prodotto risultati straordinari. Come il trittico di cru Colledilà, Roncicone e Ceniprimo, tre riuscite e complementari sfaccettature territoriali di Sangiovese in purezza.
O l’iconico Castello di Brolio Gran Selezione, ambasciatore del Chianti Classico e dello stile nitido e senza compromessi di Francesco Ricasoli.
Ma anche due “colombe bianche” come il Torricella, Chardonnay profondo, elegante e schietto proprio come il suo artefice e l’ultimo arrivato Sanbarnaba, Trebbiano “da competizione”, complesso e strutturato, affinato in cocciopesto.
La Malvasía Volcánica di El Grifo
Lanzarote e della sua nera pietra lavica che si staglia nell‘azzurro intenso dell’oceano. Qui la viticoltura è eroica considerato che per latitudine e scarsità di precipitazioni non permetterebbe la coltivazione della vite ma che grazie ad originali stratagemmi umani e alle condizioni particolari del suolo vulcanico produce vini unici.
Protagonista indiscussa della viticoltura isolana e realtà più antica di tutte le Canarie, essendo stata fondata nel 1775, la cantina El Grifo festeggia i quasi due secoli e mezzo con la quinta generazione della dinastia familiare che ha iniziato la lunga avventura enologica, oggi rappresentata dai fratelli Juan José e Fermín Otamendi Rodríguez-Bethencourt.
Oltre 60 ettari vitati e 700.000 bottiglie, tutte marcate Denominación de origen Vinos de Lanzarote, prodotte anche grazie all’azione di fondamentale sostegno sociale dell’acquisto delle uve di 300 piccoli viticoltori locali.
Vitigno simbolo è la bianca Malvasía Volcánica, declinata in versioni secche, macerate, spumeggianti e passite e che assorbe quasi i 3/4 della produzione. Come nella Lías che grazie ai mesi trascorsi sui lieviti accentua il suo fiero carattere varietale o la salina versione macerata sulle bucce che diventa un Orange Wine. Fino alla perla della tradizione, il mitico Canari, opulento e raro passito da vigne centenarie e affinamento di oltre 65 anni, tipologia che rese famoso nel mondo fin dal XVI secolo l’isola dell’eterna primavera e che ancora oggi nei concorsi internazionali mantiene immutata la sua secolare fama.
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Giuseppe De Biasi
In questo blog vi accompagnerò in giro per l’Italia e in Europa, per parlarvi di vino, cibo e viaggi, alla scoperta dei miei luoghi del cuore e delle affinità elettive che mi legano a piccoli appassionati viticultori come a blasonate firme del vino.
Come giornalista professionista e sommelier da circa trent’anni curo rubriche di vino, enogastronomia e turismo su importanti riviste di settore (Bell’Italia, Bell’Europa, InViaggio, Italia a Tavola).
Ma ciò che più mi entusiasma raccontare sono le storie che si nascondono dietro ogni bottiglia. Di queste vi parlerò nei miei articoli con suggerimenti per le degustazioni, gli abbinamenti gastronomici, consigli per i vostri viaggi alla scoperta del fascinoso universo del vino.
Calici in spalla, dunque, si parte!