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Ultimo lembo di colline pisane a ridosso della Costa degli Etruschi il borgo che annuncia il Castello del Terriccio si presenta a ridosso di una fitta macchia boschiva vergine in una tenuta a corpo unico di 1500 ettari, fra antichi casali, vigneti, uliveti, campi di grano, allevamenti di puledri da competizione e mucche di razza Limousine.
Il sole a raggiera, frammento di un reperto etrusco ritrovato durante gli scavi di impianto di una vigna, è diventato il logo dei suoi preziosi vini famosi a livello internazionale come il Lupicaia, il Castello del Terriccio e il Tassinaia e caratterizza da qualche anno anche l’offerta di alta ristorazione della tenuta, rappresentata dal Ristorante Terraforte.
Un progetto che Vittorio Piozzo di Rosignano, nipote del compianto Annibale Rossi di Medelana, ha avviato nel 2019 chiamando al suo fianco il creativo chef viareggino Cristiano Tomei, patron dello stellato L’Imbuto a Lucca, consulente di Palazzo Bauer a Venezia oltre che acclamato protagonista di format televisivi (“La Prova del Cuoco”, “MasterChef Magazine”, “I Re della Griglia”, “Cuochi d’Italia”, “Pupi & Fornelli”).
Quarantotto anni a settembre Tomei è un chef sui generis, diplomato come tecnico nautico diventa cuoco da autodidatta, per passione e vocazione. Personaggio istrionico, in cucina punta al coinvolgimento sensoriale ed emotivo dei propri commensali con accostamenti che attingono ai prodotti e alle ricette della tradizione toscana ma stravolgendoli sempre con un’idea capace di spiazzare e stupire.
Terraforte prende il nome dai suoli argillosi-ferrosi su cui poggiano i locali della vecchia falegnameria del borgo, situati di fronte all’edificio padronale che ospita la cantina.
Le due eleganti sale interne, arredate con gusto, inglobando anche vecchi utensili da falegnameria restaurati, per ricordare l’origine del casale, ospitano nella prima uno spazio riservato alle degustazioni e nella seconda i tavoli del ristorante, perfetta simbiosi visiva dell’anima eno-gastronomica del luogo.
All’esterno, una meravigliosa terrazza con gazebo vetrato si apre su una vista mozzafiato che abbraccia tutta la costa con Gorgona, Capraia e la Corsica che sembrano vicini di tavolo.
Scorrendo il menu che, ovviamente, cambia con lo scorrere delle stagioni, troviamo proposte che fin dalla descrizione scatenano le papille gustative, oltre che la curiosità di scoprirne la realizzazione nel piatto.
Un discorso a parte meritano le carni, compagnia ideale per far esprimere al meglio perfetto i tre fuoriclasse aziendali come il Castello del Terriccio, il Tassinaia e il Lupicaia”, dove oltre alla creatività applicata alla selvaggina e agli animali di cortile, innervati dalla costante presenza degli odori e delle erbe raccolte nell’orto o nei boschi che avvolgono la tenuta, si affianca l’accurata selezione di agnello e manzo, da cuocere a vista sul braciere esterno alimentato con legno degli uliveti da cui proviene il pregiato e delicatissimo Evo della tenuta.
Tassinaia 2018
Il primo vino ideato, nel 1992, da Gian Annibale Rossi di Medelana prende il nome dai terreni su cui nasce, ricchi di sassi e minerali, capaci di esaltare la carica fruttata dell’uvaggio paritetico di Cabernet Sauvignon e Merlot. Affina 16 mesi in tonneaux d’Allier e altri 12 mesi in bottiglia prima di svelare il suo bel rubino carico che nel calice espande un ampio bouquet di frutti di bosco, mora di gelso e tamarindo insieme a terziari di spezie dolci, tabacco ed eucalipto. Sorso di generosa struttura, bilanciato e persistente, capace di coniugare piacevolezza di beva e personalità.
Lupicaia 2010
Nato nel 1993 dalla fervida mente di quel pioniere dei supertuscans delle colline pisane che è stato il compianto Annibale Rossi di Medelana, con la preziosa consulenza di un profondo conoscitore del territorio come Carlo Ferrini, braccio enologico della tenuta fin dai suoi esordi. Con il millesimo 2010, dozzina d’anni quasi necessari al Lupicaia per poter sciogliere la sua possente muscolatura tannica e mostrare l’elegante struttura di cui è portatore, nasce dai coccolati grappoli di Cabernet Sauvignon dell’omonimo vigneto, che prende il nome dal ruscello dove anticamente si avvistavano i lupi.
Completato nell’annata da un 20% di Petit Verdot, con affinamento separato in tonneaux d’Allier per circa 2 anni, nel calice si presenta con un rubino impenetrabile con il bouquet complesso che riporta subito al naso gli eucalipti presenti a ridosso della vigna insieme a frutti di bosco, floreale di magnolia e peonia e terziari infiniti che spaziano dal chiodo di garofano al tabacco, fino al legno di sandalo. In bocca è stratificato, che aumenta d’intensità ad ogni sorso, con nitida balsamicità, sapidità e infinita persistenza infinita gustativa.
Castello del Terriccio 2016
Prodotto dal 2000, incentra il suo fascino sulla base Syrah (50%) completata da Petit Verdot e altre varietà che nei fertili terreni ricchi di minerali ferrosi con presenza di pietre e fossili è capace di esprimere al meglio la sua ammaliante potenza. Le uve vengono raccolte e vinificate separatamente dopo un'accurata selezione con fermentazione controllata e affinamento di 18 mesi in barriques di Allier. Nel calice Il suo intenso rosso rubino al naso svela aromi di frutti di bosco in confettura, lavanda, macchia mediterranea cioccolato e pepe nero. In bocca è vellutato, con tannini smussati e bella scia finale agrumata e leggermente balsamica, di lunghissima persistenza.
Tre vini capaci di fissare nella memoria l’incredibile panorama che si gode dal borgo e riportare a casa un ricordo indelebile dei superlativi alfieri delle colline pisane contraddistinti dall’etrusco sole a raggiera del Castello del Terriccio.
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Giuseppe De Biasi
In questo blog vi accompagnerò in giro per l’Italia e in Europa, per parlarvi di vino, cibo e viaggi, alla scoperta dei miei luoghi del cuore e delle affinità elettive che mi legano a piccoli appassionati viticultori come a blasonate firme del vino.
Come giornalista professionista e sommelier da circa trent’anni curo rubriche di vino, enogastronomia e turismo su importanti riviste di settore (Bell’Italia, Bell’Europa, InViaggio, Italia a Tavola).
Ma ciò che più mi entusiasma raccontare sono le storie che si nascondono dietro ogni bottiglia. Di queste vi parlerò nei miei articoli con suggerimenti per le degustazioni, gli abbinamenti gastronomici, consigli per i vostri viaggi alla scoperta del fascinoso universo del vino.
Calici in spalla, dunque, si parte!