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15 Luglio 2024Nova Domus Riserva 2017, Rarity 2007 e Grande Cuvée Terlano I 2017. Tre alfieri della storica cantina altoatesina che per prima ha scommesso sui grandi bianchi da "invecchiamento".
Nel sempre più quotato e florido panorama dei vini dell’Alto Adige, la Cantina di Terlano detiene il primato indiscusso di essere stata la prima a credere nelle possibilità di un lungo invecchiamento dei propri vini bianchi, frutto di un terroir davvero unico. Famosa nel mondo per il proprio archivio enologico ricavato a 13 metri di profondità, con circa 100mila bottiglie di tutte le annate dal 1955 ad oggi, la storica cantina cooperativa - con la recente fusione con la cantina di Andriano - ha all’attivo 223 soci conferitori, 270 ettari vitati e una produzione che si attesta sui 2 milioni di bottiglie annue, caratterizzate da grande bevibilità e vinificazione rispettosa della materia prima.
Qui di seguito trovate le note di una bella degustazione svolta in compagnia di Rudi Kofler, da oltre 20 anni enologo della cantina, e Klaus Gasser, direttore vendite e marketing, di tre alfieri come Nova Domus Riserva 2017, Rarity 2007 e Grande Cuvée Terlano I 2017, tre autentiche icone per profondità gustativa e longevità.
Fil rouge dei tre vini, molto diversi fra loro, la dominante di Pinot Bianco, vitigno che in Alto Adige raggiunge vette di eccellenza internazionale e su cui la cantina di Terlano da anni si è concentrata nella fascia alta dei suoi prodotti, con risultati a nostro avviso davvero superbi.
Partiamo dall’espressione in purezza del vitigno flagship della Terlano, il Rarity 2007, figlio di Kofler ma diretto discendente del “metodo Stocker”, nato dalla felice intuizione di Sebastian Stocker, ex enologo della cantina, che sull’esempio dei colleghi francesi oltre 40 anni fa iniziò ad accantonare in fusti di acciaio qualche centinaio di bottiglie l’anno facendole maturare lungamente sui propri lieviti fini per verificarne le capacità di resistenza (e di affinamento) col passare degli anni.
Rarity 2007
Attualmente, con questo metodo, sono stivate in fusti di acciaio circa 15 annate degne di nota, con la più datata che risale addirittura al 1979, a base di vitigni che spaziano dal Pinot Bianco allo Chardonnay e dal Sauvignon Blanc e all’uvaggio Terlaner, anche se da diversi anni Kofler si è concentrato esclusivamente sul Pinot Bianco, visti i ragguardevoli risultati raggiunti.
Il Rarity 2007 nasce dai grappoli migliori di Pinot Bianco di vigne di oltre 50 anni poste ad un’altitudine fra i 500 e i 600 metri sopra il livello del mare, perfettamente esposte per fornire uve al giusto grado di maturazione ma dotate di una bella spalla acida. Il mosto fiore fermenta e svolge la malolattica in botte grande di rovere e poi rimane in acciaio per almeno 10 anni sui propri lieviti fini, andando a sollecitare, anche attraverso l’autolisi dei lieviti, l’enorme potenziale evolutivo del Pinot Bianco di quest’area.
Nel calice il suo giallo paglierino intenso svela il fondo minerale gessoso con cenni di grafite, poi profumi di frutta tropicale, uva fragola e fiori gialli appassiti che chiudono in crosta di pane, mandorla e nocciola tostate. Al gustativo esprime un sorso denso e delicato, perfettamente equilibrato nella componente alcolica e con una esuberante sapidità. Persistenza infinita con arachidi tostate protagoniste nel finale. Da lasciare in cantina ancora qualche anno per godersi la sua voluttuosa pienezza gustativa.
Prodotto in circa 3.300 bottiglie, in enoteca si attesta sui 90-100 euro.
Nova Domus Riserva 2017
Prima di concentrarci sulle note di degustazione del Nova Domus Riserva 2017, qualche nota su questa premiata cuvée che riprende la tradizione centenaria dell’uvaggio “alla Terlano”, ossia di unire il dominus Pinot Bianco a Chardonnay e Sauvignon in un matrimonio d’amore che rappresenta quasi una cartolina in forma di bottiglia del borgo atesino.
Con il suo 60% di Pinot Bianco, 30% di Chardonnay e 10% di Sauvignon (raccolto ben maturo cercando di far esprimere al vitigno le note calde di frutta tropicale e non quelle citriche) il Nova Domus Riserva è vinificato in botte grande da 3mila litri, pensato per invecchiare bene, come testimonia anche la scelta della cantina (e lo sforzo commerciale) di stoccare per ogni annata un numero di magnum delle referenze più longeve (come il Nova Domus Riserva, appunto, insieme al Sauvignon “Quartz” e al Pinot Bianco Riserva “Vorberg) per rifornire le carte dei vini dei ristoratori più attenti ai vini bianchi di annata.
Al calice il suo giallo paglierino splendente i profumi di mela golden, banana, susina e pesca gialla si alternano a rosmarino, camomilla, fiori di biancospino e frutta secca. Assaggio avvolgente e strutturato, ravvivato da vena sapida prorompente e decisa struttura acida.
Matura 12 mesi in botte grande di rovere per essere commercializzato in 25mila esemplari al prezzo medio di 35 euro.
Terlaner I Grande Cuvée
Chiudiamo in bellezza con l’ammiraglia della cantina e espressione massima dell’uvaggio Terlaner e della continua ricerca di Rudi Kofler che definisce il Terlaner I Grande Cuvée come “l’anima più pura della cantina”, sintesi capace di rappresentare la secolare tradizione e capace di racchiudere in sé l’eccellenza dei vitigni più vocati e dei migliori cru aziendali. Un magnifico esordiente visto che finora sono state prodotte circa 2.400 bottiglie l’anno per sei vendemmie: 2011, 2012, 2013, 2015, 2016 e appunto il millesimo appena presentato, il 2017. Punto di arrivo delle sperimentazioni sulle microvinificazioni di Kofler, il Terlaner I Grande Cuvée nasce con l’idea di creare un bianco di fascia altissima capace di battersi ad armi pari con i grandi competitor internazionali.
La cuvée 2017 è composta dal 70% di Pinot Bianco, 27% di Chardonnay e 3% di Sauvignon Blanc (rispetto alla 2016 un 5% in più di Chardonnay a scapito del precedente 75% di Pinot Bianco mentre la percentuale del Sauvignon Blanc è rimasta immutata). Resa bassissima di 35 hl per ettaro, con esposizione dei vigneti a Sud - Sudovest e altitudine di 550-600 metri sopra il livello del mare per il Pinot Bianco, 350 m per lo Chardonnay e 330 m per il Sauvignon Blanc.
Nel calice il paglierino iridescente si apre con profumi agrumati e di erbe aromatiche per poi scivolare su mela, pompelmo, fiori di zagara e speziato di pepe bianco e vaniglia. Al palato si mostra salino e minerale con l’alcolicità dei suoi 14,5 gradi che si integrano senza colpo ferire. Finale ancora agrumato, ma questa volta di scorza di cedro. Rispetto al Nova Domus Riserva qui l’interpretazione dell’uvaggio insiste meno sulla dominante fruttata e più sulla esuberante sapidità. Equilibrato ed elegante, con carattere e struttura e con una persistenza che sfida la percezione spazio/temporale.
Un anno in botte grande di rovere e un altro anno in bottiglia prima di essere proposto agli appassionati al prezzo di 150-160 euro. Anche in questo caso qualche anno di ulteriore affinamento in bottiglia non può che ampliare la soddisfazione dello stappo.
Non ci resta che augurare lunga vita…al “magnifico” Terlaner I e ai longevi bianchi della Cantina di Terlano.
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Giuseppe De Biasi
In questo blog vi accompagnerò in giro per l’Italia e in Europa, per parlarvi di vino, cibo e viaggi, alla scoperta dei miei luoghi del cuore e delle affinità elettive che mi legano a piccoli appassionati viticultori come a blasonate firme del vino.
Come giornalista professionista e sommelier da circa trent’anni curo rubriche di vino, enogastronomia e turismo su importanti riviste di settore (Bell’Italia, Bell’Europa, InViaggio, Italia a Tavola).
Ma ciò che più mi entusiasma raccontare sono le storie che si nascondono dietro ogni bottiglia. Di queste vi parlerò nei miei articoli con suggerimenti per le degustazioni, gli abbinamenti gastronomici, consigli per i vostri viaggi alla scoperta del fascinoso universo del vino.
Calici in spalla, dunque, si parte!