Pantelleria, la perla nera del Mediterraneo e il suo inimitabile Zibibbo.
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Dopo il focus introduttivo che ha messo in luce i punti di forza e di debolezza della eroica viticultura pantesca, proseguiamo il nostro viaggio con qualche spunto di degustazione, affiancati nel corso del nostro tour pantesco dalla preziosa presenza dell’amico Gianni Giardina, enologo-sommelier di esperienza internazionale, funzionario direttivo dell’Irvo oltre che Responsabile Sud Italia dell’Onav e presidente della Commissione Doc Sicilia 5.
Certamente le cinque realtà citate meriterebbero uno spazio dedicato e conto di ospitare a breve nel blog una più centrata descrizione della loro produzione ma ci tenevo ad anticiparvi qualche pista degustativa, giusto come reportage delle belle discussioni e degli stimoli ricavati dal denso soggiorno isolano.
Prima tappa a pochi chilometri ad ovest del porto del capoluogo dove, sulla perimetrale, incrociamo la nuova e bella cantina di Pellegrino 1880, disegnata dall’architetto marsalese Carla Giustolisi con materiali e colori panteschi, prestando particolare attenzione all’accoglienza enoturistica.
Con la nuova cantina, inaugurata la scorsa estate, insieme alla recentissima acquisizione di 8 ettari in Contrada Sibà la storica famiglia del vino siciliana festeggia la sua trentennale presenza sull’isola.
Una presenza particolarmente importante quella di Benedetto Renda e famiglia perché fin dai primi anni l’azienda ha sempre garantito l’acquisto delle uve ai piccoli conferitori (oltre 350 che rappresentano i 2/3 del totale vinificato a Pantelleria) assicurando una fondamentale funzione di sostegno sociale e al contempo di preservazione del patrimonio viticolo.
Da tale filosofia produttiva nascono due riuscite interpretazioni territoriali come il Nes, Passito Naturale dall’encomiabile equilibrio gustativo capace di conquistare l’Oscar del Vino 2022 di Bibenda e l’Isesi, dedicato alla popolazione che 5000 anni fa arrivò nell’isola dalle coste africane, un bianco strutturato e minerale che rappresenta l’altra faccia delle potenzialità vinicole dell’isola, quella dei bianchi di carattere, figli sapidi delle terre vulcaniche e del vento salmastro che soffia incessante tutto l’anno.
La famiglia Rallo e il loro gioiello di Donnafugata
Altra grande famiglia del vino siciliano i Rallo, con il gioiello di Donnafugata in Contrada Khamma. Vigneti puliti come il giardino di casa, attenzione maniacale a tutti i processi produttivi, giardino pantesco donato al FAI e splendida mostra delle immagini cinquantenarie dei paesaggi di Pantelleria scattate da Renato Bazzoni fanno da contorno alla cantina.
Perfettamente integrata con il paesaggio circostante, rappresenta la reggia del Ben Rye, il sovrano delle guide, il Passito di Pantelleria da decenni ai vertici della categoria. Abbiamo degustato l’annata 2008 e nonostante i quasi tre lustri aveva ancora la vitalità di un giovane purosangue, con la sua esplosione di profumi e il sorso sontuoso, avvolgente e sapido, che non finisce mai di stupire per eleganza e stabilità gustativa.
Dopo le due enclavi pantesche di grandi famiglie marsalesi ci spostiamo su due figure guida, orgogliosamente autoctoni, accomunate dalla medesima travolgente passionalità e dall’amore per la propria isola, Salvatore Murana e Fabrizio Basile.
Il primo è il vignaiolo-poeta del Passito di Pantelleria, noto a livello internazionale, uomo sanguigno e generoso che con il suo eccezionale Creato ha dato vita al benchmark di riferimento per i passiti d’annata, con un vino capace di sfidare i decenni con impressionante concentrazione abbinata ad un lussureggiante ventaglio aromatico ed inscalfibile una freschezza. Ma anche un personaggio che non smette mai di sperimentare come dimostra la recente scommessa del metodo classico Matué Pas Dosé 2015, ovviamente da soli grappoli di zibibbo, con 6 anni di sosta sui lieviti e dove il finale ammandorlato tipico del vitigno si sposa alla spiccata mineralità di bollicine fini e persistenti. Una dimostrazione di quanto siano - citando l’incipit di una sua poesia, dedicata alla madre, pubblicata nel retro etichetta del Creato 1983 - molteplici le trasformazioni delle uve zibibbo.
La seconda figura, Fabrizio Basile, è per molti aspetti la versione contemporanea di Salvatore Murana, che con lui è sempre stato prodigo di consigli nei suoi esordi di caparbio vignaiolo per scelta di vita. Insieme alla moglie Simona nel giro di tre lustri nei fertili terreni di Bukkuram (in arabo, “Re della vigna”) ha creato negli spazi dell’antica falegnameria spagnola ristrutturata con cura e gusto, un luogo accogliente per gli enoturisti che percepiscono la primigenia energia pantesca che aleggia dalla coppia. I vini prodotti con uve Zibibbo e qualche riuscita sperimentazione in rosso, come con il Cabernet Franc, rispecchiano il suo carattere di indomito sperimentatore e di vulcanico figlio della sua isola.
In linea con la filosofia dei Vignerons d’Europe, Fabrizio incarna perfettamente il modello di un vignaiolo “che si prende cura della vigna, della cantina e della vendita in prima persona, che dà vita a un vino che dona piacere, figlio del territorio e del suo pensiero, espressione di un’autentica cultura”.
Uno sguardo ad alcune sperimentazioni
Ne sono esempi concreti i tre eleganti passiti, come lo Shamira, portabandiera della “tradizione rivisitata” con le sue superbe note di uva passa, marmellata di arance amare, fico, strudel e frutta secca e le due riuscite “varianti” con affinamento in botti di acacia dello Shamira non Shamira 2006 dove l’essenza va ad accentuare la nota mielosa e delicata e quella in botti di castagno del Prescelto 2008, ammaliante e potente, con il castagno che enfatizza i tratti caratteristici della tipologia, rendendolo opulento e perfetto da meditazione. Fra le sue sperimentazioni oltre al centrato e sapido Sora Luna 2021, zibibbo secco in purezza, spicca la Selezione 41 2014, un singolare Cabernet Franc che trasuda territorialità e mineralità con sentori di frutti rossi e intrigante speziato con un sorso appagante e lunghissimo, da applauso.
E a proposito di rossi, last but not the least, Abraxas, la storica cantina fondata dall’ex ministro Mannino, oggi oggetto di un ambizioso progetto di sviluppo da parte di una potenza economica come gli Scudieri, da anni estimatori dell’isola. Con l’avvento delle Tenute Scudieri l’intraprendente famiglia partenopea entra a pieno titolo nel mondo del vino e sull’isola intende creare un resort di accoglienza enoturistica fra le vigne di proprietà a Bukkaram, dove si produce lo Zibibbo destinato al portabandiera aziendale, il Don Achille 2008, sontuoso Passito di Pantelleria. Nel frattempo nei 26 ettari spalmati ai piedi della Montagna Grande sperimenta zibibbo d’altura come rossi da vitigni autoctoni e internazionali come il Vipera 2021, vendemmia tardiva di Alicante (85%) e Cabernet Franc (15%) o l’interessante versione pantesca di Nero d’Avola in purezza, il Sabj 2021 da vigneti a 750 metri slm che dalla morbida tannici perfetta con l’abbinamento con il cous cous pantesco.
Cinque cantine che testimoniano, nei loro sforzi come negli esperimenti enologici, le enormi potenzialità dei vini panteschi che all’eccezionale Passito naturale che identifica l’isola nel mondo è capace di strappare prestigiosi riconoscimenti anche con altre tipologie. Un enoico ed eroico simbolo di resilienza che fa il paio con i 12.000 km di muretti a secco (un numero impressionante se si pensa che l’intera Grande Muraglia Cinese è lunga “solo” 8.850 km) e con i poetici Giardini Panteschi, simboli d’ingegno creativo capaci di raccogliere la preziosa umidità notturna e di proteggere dai venti sferzanti i vigneti, gli ulivi e gli agrumi di un’isola che non finisce mai di stupire ed affascinare.
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Giuseppe De Biasi
In questo blog vi accompagnerò in giro per l’Italia e in Europa, per parlarvi di vino, cibo e viaggi, alla scoperta dei miei luoghi del cuore e delle affinità elettive che mi legano a piccoli appassionati viticultori come a blasonate firme del vino.
Come giornalista professionista e sommelier da circa trent’anni curo rubriche di vino, enogastronomia e turismo su importanti riviste di settore (Bell’Italia, Bell’Europa, InViaggio, Italia a Tavola).
Ma ciò che più mi entusiasma raccontare sono le storie che si nascondono dietro ogni bottiglia. Di queste vi parlerò nei miei articoli con suggerimenti per le degustazioni, gli abbinamenti gastronomici, consigli per i vostri viaggi alla scoperta del fascinoso universo del vino.
Calici in spalla, dunque, si parte!