Torcolato di Breganze – parte 1
16 Gennaio 2023In giro per cantine fra Roma e i suoi colli
13 Aprile 2023Il Torcolato: l’oro dolce di Breganze
A spasso per le cantine del Torcolato e della Doc Breganze (seconda parte)
Proseguiamo il nostro itinerario e la carrellata di attori protagonisti del pregiato Torcolato di Breganze fra nobili lignaggi, tradizioni contadine e geniali imprenditori “convertiti” al fascino di Bacco.
I nobili lignaggi sono quelli delle sorelle Bianchi Michiel, dirette discendenti di una famiglia dogale come i Michiel, con dimora avita nella palladiana Villa Angarano di Bassano, nel limite est della denominazione. Qui da 15 anni Giovanna e le sue quattro sorelle, hanno reimpiantato i cloni più adatti alla tipologia di terreni, aiutati nella scelta e nella conduzione enologica da Marco Bernabei. Il loro ”San Biagio” Riserva, che nasce su terreni calcarei, franco-argillosi, ha la stoffa di famiglia, riservata e affabile come Giovanna. Il bel colore ambrato racchiude sentori di agrumi, albicocca e frutta secca mentre al gustativo la rotondità del sorso si stempera nel finale ammandorlato. Per nulla stucchevole, perfetto da meditazione.
Cambiando registro ci si immerge in una realtà contadina come quella di Innocente Dalla Valle e della sua Ca’ Biasi, punto di arrivo di una storia familiare fatta di mezzadria, poi di affitto e infine di pieno possesso di una splendida tenuta situata sulla collina di Fratte, con splendida vista su Breganze e sulla vallata.
Il suo è un Torcolato che risente del terreno di origine vulcanica sul quale cresce, che sa di albicocca disidratata e frittelle di acacia, schietto e generoso, esattamente come lui e la sua famiglia che nei loro appezzamenti coltivano quasi tutte le varietà della denominazione.
Dalla Vespaiola all’Incrocio Manzoni, dal Refosco passando dal Cabernet e Merlot fino al Groppello. Non fatevi confondere dal nome, perché si tratta della versione di Breganze che con l’omonimo vitigno della Valtenesi ha in comune solo il nome.
Dal Groppello Innocente oltre ad una profumata versione secca ne ottiene una limitata produzione di un suadente passito, “Sojo Rosso”, ideale su torte a base cioccolato.
Risalendo la collina ritroviamo un’altra famiglia con quasi cent’anni di attività vinicola (da compiere nel 2023) la Col Dovìgo, della famiglia Bonollo e della grintosa ultima generazione rappresentata dalla cordiale Valentina.
200mila le bottiglie prodotte con il Suam, taglio bordolese di Merlot (45%) e Cabernet (55%), pluripremiato insieme al raro Torcolato (solo 2mila bottiglie da 375 ml) a far da ambasciatori e da apripista sui mercati esteri che assorbono oltre il 60% della produzione. Il Torcolato è di piacevole struttura, elegante e non invadente quanto a dote zuccherina con note di fiori bianchi, frutta esotica e speziato dolce, eredità dell’affinamento di 2 anni in barrique nuove di rovere francese.
Pochi filari più avanti ci imbattiamo in Emilio Vitacchio, azienda agricola familiare con allevamento di suini. 5 gli ettari vitati con una decina di referenze fra cui l’immancabile Torcolato prodotto in 2mila bottiglie da 750 ml. Riposo di oltre 4 anni in vasche d’acciaio inox prima di essere commercializzato. Oltre alle note di albicocche e miele qui sono gli agrumi canditi ad esser in prima linea con una persistenza lunga e appagante.
Insieme a Miotti anche Viticchio produce la rara Scampagna, antico autoctono breganzese che fa il verso, nel nome e nella naturale frizzantezza al nobile cugino transalpino, ma con semplicità e beverina schiettezza. Da non perdersi, prenotando in tempo, anche la sua prelibata e artigianale soppressa vicentina dop, vera chicca di norcineria a km zero.
Venendo ai citati imprenditori “convertiti” sotto le spoglie si celano due personaggi originali come Roberto Benazzoli e Marco Crozza.
Roberto è un ex informatico, che dopo l’esordio in Olivetti, si è inventato un software di successo diventando leader internazionale di un segmento di mercato. Dopo anni di crescita ha deciso di accettare l’offerta di un grande gruppo straniero cedendo l’azienda per dedicarsi alla sua nuova passione, il vino.
Il Torcolato de Le Vigne di Roberto, nato nelle “terre di confine” con metà vigneti a Breganze e metà a Fara Vicentino, è affinato in acciaio e si presenta ricco e intenso. Una spiccata mandorla che dialoga con albicocca e pesca sciroppata dal sorso appagante e persistente.
Ma la passione per le bollicine ha prodotto anche un metodo classico a base di Pinot Noir con piccola percentuale di Vespaiola, “Prime Rosé” che vinifica nella cantina dell’amico Andrea Crozza, di Transit Farm, che con lui condivide il percorso di imprenditore “convertito” ma con la differenza che Andrea è ancora a capo di una griffe di moda di livello globale come Transit, marchio presente in 35 nazioni.
Quando non è in giro per il globo gli piace tornare nelle sue terre e rifugiarsi nella bella casa colonica ristrutturata con gusto e dedicarsi anima e corpo alle sue due passioni, i cavalli (con cui si è imposto più volte in contest internazionali) e il vino.
Poche etichette con la Vespaiola a far da prima donna, nella versione ferma, spumante e nell’apoteosi passita del Torcolato che evidenzia note di uva spina e iris, uva passa e miele di castagno con un equilibrio acidità/dolcezza che guarda a nord-est, al Picolit friulano.
Sempre pronto a sperimentare, come il mondo della moda impone, Andrea ha messo a fermentare grappoli e tralci di Vespaiola in anfore grandi anziché in barrique. Una sorta di ritorno alla tradizione georgiana ma con approccio contemporaneo.
Chiudiamo questa carrellata con l’affermazione della creatività individuale di IoMazzucato, marchio dietro il quale si cela (poco, a dire il vero) la giovane coppia di Andrea e Laura Mazzucato. I due conducono 15 ettari di vigneti (affittati) proprio sotto la storica Villa Chiericati-Scaroni puntando sulla ricerca dell’originalità sia sotto il profilo enologico che sulla attenzione per il packaging.
Il suo Torcolato affina 12 mesi in acciaio e 12 mesi in barrique. Al naso il trittico albicocca, miele di tiglio e mandorla si impone in un assaggio morbido e delicato. Andrea lo suggerisce, oltre agli abbinamenti tradizionali anche sulle ostriche (provare per credere).
E su questo insolito accostamento si può rientrare verso casa non senza tenere fede al motto popolare citato da Innocente Dalla Valle…”mai metterti in cammino se la bocca non sa di vino”…ovviamente rigorosamente di uve Vespaiola (e, aggiungo, nei limiti di legge per potersi mettere alla guida).
CONDIVIDI L'ARTICOLO
Giuseppe De Biasi
In questo blog vi accompagnerò in giro per l’Italia e in Europa, per parlarvi di vino, cibo e viaggi, alla scoperta dei miei luoghi del cuore e delle affinità elettive che mi legano a piccoli appassionati viticultori come a blasonate firme del vino.
Come giornalista professionista e sommelier da circa trent’anni curo rubriche di vino, enogastronomia e turismo su importanti riviste di settore (Bell’Italia, Bell’Europa, InViaggio, Italia a Tavola). Ma ciò che più mi entusiasma è raccontare le storie che si nascondono dietro ogni bottiglia. Di queste vi parlerò nei miei articoli, con suggerimenti per le degustazioni, abbinamenti gastronomici, consigli per i vostri viaggi alla scoperta del fascinoso universo del vino.
Calici in spalla, dunque, si parte!