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Il vino prepara i cuori e li rende più pronti alla passione.
Sono parole di Ovidio, che scorrono nella home page di presentazione del Consorzio dei Vini ROMA DOP.
Il sommo poeta elegiaco di Sulmona già duemila anni fa decantava le proprietà “divinatorie” del vino e la considerazione che godeva fra gli antichi romani, straordinari ambasciatori della coltivazione della vite in Europa.
Un retaggio enologico millenario e la la straordinaria potenza comunicativa sui mercati internazionali della Città Eterna sono infatti i punti di forza della DOP Roma, istituita nel 2011 ma che da qualche anno inizia a far sentire i suoi effetti di veicolo di marketing territoriale.
D’altro canto fin dall’antichità Roma era costellata di vigneti e le colline fuori porta - quei Castelli romani buen retiro dell’aristocrazia fin dai tempi dell’imperatore Adriano – famosi tanto da esser citati negli stornelli popolari come luoghi dove le “fontane danno vino”.
Un rapporto simbiotico con il nettare di Bacco codificato addirittura nei criteri di accesso alla cittadinanza. Infatti gli antichi statuti cittadini decretavano che i “foresti” per aspirare a diventare cittadini romani dovevano rispettare due condizioni imprescindibili: il possesso di una casa entro le mura e quello di una vigna nel raggio di tre “milia passuum”.
In questo breve itinerario lungo i confini della denominazione partiamo dai morbidi colli di fertile terreno vulcanico dei Castelli Romani, zona perfetta per la coltivazione della vite, soprattutto per esaltare le peculiarità aromatiche di vitigni come la Malvasia puntinata, base del profumato e iconico Frascati.
A Colonna, fra le ville tuscolane disseminate in lussureggianti giardini, status simbol dell'aristocrazia capitolina, iniziamo da un’istituzione come la tenuta dei Principi Pallavicini, viticoltori dal 1670 e fornitori, nei secoli, del Vaticano come dei Reali inglesi. Nei 95 ettari vitati, intervallati da ulivi secolari e casali seicenteschi, si coltivano le varietà autoctone che danno vita a puntuali espressioni territoriali come il corposo Cesanese che utilizza il clone aziendale detto Amarasco fino al pluripremiato passito di Malvasia puntinata Stillato, da abbinare ai dessert o ai formaggi, autentico benchmark della tipologia.
Spostandosi a Frascati sosta doverosa alla Tenuta Pietra Porzia dove Vittorio Giulini, vicepresidente dell’ADSI (Associazione Dimore Storiche Italiane) gestisce con cura la villa di famiglia dall’originale architettura postmoderna, château circondato da 37 ettari vitati e panorama spettacolare. Nei sotterranei si cela l’antica cantina-grotta romana, oggi suggestiva sala degustazione, 400 metri di gallerie scavate nel tufo che si ritiene possano identificare la cisterna terminale dell’acquedotto Claudio.
Fra le novità spicca il Lecino, rosso ricavato dall’autoctono Lecinaro, recentemente riscoperto e rivalorizzato con i suoi caratteristici aromi di ciliegia e di massa di cacao.
A poca distanza troviamo Merumalia, giovane realtà con idee chiare su ecosostenibilità e rivisitazione della tradizione. Un wine-resort biologico che offre quiete e Frascati di ottima fattura sia in versione secca (Primo) che in versione passita (Canto), Malvasia Puntinata completata da una piccola percentuale di Bombino Bianco.
Buoni risultati anche con l’alfiere della denominazione Roma, il carnoso Vetus, a base Montepulciano con innesto di un 35% di Syrah.
Rimanendo nella felice oasi enologica dei Castelli Romani a Grottaferrata una realtà d’eccellenza come Castel de Paolis, azienda nata nel 1985 dall’incontro fra Giulio Santarelli e il Professor Attilio Scienza. Cantina all’avanguardia che da quasi quattro decenni produce vini pluripremiati come l’elegante Frascati Superiore docg o il blend bordolese I Quattro Mori, rosso sapido ed equilibrato. Dalla zonazione del Prof. Scienza nella tenuta hanno trovato spazio anche vitigni non certo comuni nei Castelli Romani che danno vita a due vini da dessert come il Rosathea, Moscato rosa in purezza, e ad un raro quanto complesso “Muffa Nobile”, da grappoli di Semillon attaccati dalla “nobile” Botrytis Cinerea.
Bussola verso la costa tirrenica, altri terreni ed altri vini, per due soste in altrettante aziende storiche come la Casa Divina Provvidenza a Nettuno, che la famiglia Cosmi ha acquisito dalle proprietà vaticane nel lontano 1890. Generazione dopo generazione i Cosmi hanno sempre puntato sui vitigni tradizionali dell’areale come l’autoctono bellone (o cacchione) da vigne centenarie, ben interpretato nell’agrumato Neroniano, espressione in purezza di un bianco di bella beva, fresco, sapido e di bella persistenza.
La seconda a Fiumicino, al fascinoso Castello di Torre in Pietra, sontuosa residenza tardorinascimentale che mostra l’origine medievale con l'aspetto di borgo fortificato e l'arcigna torre che le dà il nome.
La cantina è scavata nell’attigua collinetta tufacea dove nel 1938 furono rinvenuti resti di elefanti preistorici. 52 ettari di vigneti poggiati su terreni ricchi di detriti marini, che esprimono vini sapidi e caratteristici come il Roma, strutturata riserva a base di Sangiovese e Syrah.
Rientrando verso la capitale, a ridosso dei secolari pini dell’Appia Antica non si può prescindere da un passaggio alla Tenuta di Fiorano, nome che identifica la passione per i vini francesi del compianto Principe Alberico Boncompagni Ludovisi, pioniere nell’areale dell’uso dei vitigni bordolesi come cabernet sauvignon e merlot ma anche nell’utilizzo dell’allora sconosciuto sémillon. Dopo la sua scomparsa il nipote Alessandrojacopo ha ridato nuova linfa alla tenuta e il leggiadro Fiorano Bianco, connubio di Grechetto e Viognier, è tornato ad essere protagonista nei ristoranti stellati di tutto il mondo. Non rientra nella denominazione ma rimane una icona, in forma di bottiglia, della “romanità enologica”.
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Giuseppe De Biasi
In questo blog vi accompagnerò in giro per l’Italia e in Europa, per parlarvi di vino, cibo e viaggi, alla scoperta dei miei luoghi del cuore e delle affinità elettive che mi legano a piccoli appassionati viticultori come a blasonate firme del vino.
Come giornalista professionista e sommelier da circa trent’anni curo rubriche di vino, enogastronomia e turismo su importanti riviste di settore (Bell’Italia, Bell’Europa, InViaggio, Italia a Tavola). Ma ciò che più mi entusiasma è raccontare le storie che si nascondono dietro ogni bottiglia. Di queste vi parlerò nei miei articoli, con suggerimenti per le degustazioni, abbinamenti gastronomici, consigli per i vostri viaggi alla scoperta del fascinoso universo del vino.
Calici in spalla, dunque, si parte!